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IL CONTESTO IN CUI LAVORIAMO

MALNUTRIZIONE E MORTALITA' INFANTILE

La malnutrizione e la conseguente anemia è assai comune tra i bambini, e ciò si traduce in mancanza di energie, problemi alla vista, ritardi nell’apprendimento, minor concentrazione, poca memoria e scarso profitto scolastico, senza contare che per i bambini al di sotto dei 5 anni, la malnutrizione può spingersi fino ad estreme conseguenze. Complicazioni durante la gravidanza (accresciute dalla malnutrizione delle mamme e dalle difficili condizioni di vita) e mancanza di strutture sanitarie, fanno sì che la mortalità neonatale sia elevatissima, inoltre, come riferiscono i nostri partner locali, frequenti errori durante il parto provocano spesso danni cerebrali e disabilità permanenti ai neonati.

In più i bambini malnutriti hanno basse difese immunitarie, si ammalano spessissimo, ed in aree in cui mancano ospedali e ambulatori medici o in cui un farmaco è reperibile al costo di uno stipendio trimestrale, la salute rappresenta un bene più prezioso dell’oro, e le conseguenze di un semplice malanno per la vita di questi bambini può risultare fatale. 

Image by Tucker  Tangeman
Image by Hanna Morris
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LAVORO MINORILE E SFRUTTAMENTO

Non avendo una vita familiare semplice e sufficienti stimoli e incoraggiamenti, molti bambini abbandonano la scuola primaria. I genitori, prevalentemente analfabeti, stretti dalle esigenze della quotidianità,  accettano che i loro figli lascino la scuola per aiutarli nei lavori domestici e poter contare su due mani in più. Il lavoro minorile è tuttavia un problema ben più grande di quanto possiamo immaginare perché i bambini si trovano costretti ad allontanarsi per accettare lavori in hotel, botteghe, piccole unità industriali, campi di riso, o come ambulanti, perlopiù in città, lasciando quindi la famiglia e la vita del villaggio. A questo punto però, una volta lontani da casa, il confine tra lavoro e sfruttamento è davvero troppo sottile.  I bambini rischiano di finire nelle mani di criminali senza scrupoli, da cui vengono menomati o resi ciechi per poter mendicare per le strade cittadine, se non addirittura venduti per il traffico di organi: nelle aree in cui operiamo troppi bambini scompaiono senza lasciar traccia di sé.  Inoltre le bambine sono sottoposte a un sistema di lavoro durissimo, secondo lo schema Sumangali, che le costringe a lavorare in fabbriche tessili per 12 ore al giorno per tre anni consecutivi, in condizioni malsane, ma nessuna di loro raggiunge il terzo ed ultimo anno di lavoro: colpite da malattie respiratorie, nessuna sopravvive. 

DISCRIMINAZIONI SOCIALI E DI GENERE

Il lavoro di Interlife, in India, si concentra sulle comunità svantaggiate degli intoccabili, i Dalit e i Valayars, che vivono nell’emarginazione totale. 
Purtroppo però non sono solo le discriminazioni sociali legate alla povertà ed al sistema delle caste, ma anche le discriminazioni di genere ad incidere negativamente nel contesto in cui operiamo. In queste aree le bambine sono infatti discriminate su molteplici piani: In un’ottica di disparità di genere, che induce a dare sempre priorità ai figli maschi, le bambine sono tenute a rinunciare all’istruzione per aiutare la famiglia, a prendersi cura dei fratelli più piccoli, a mangiare meno rispetto agli uomini di casa, ad accettare lo schema Sumangali, ad essere vittima di infanticidi e aborti selettivi, o a pagare con la propria vita la povertà familiare a causa del terribile "bride burning" (fenomeno crudele, ancor’oggi praticato, che prevede che la sposa-bambina venga bruciata viva se lo sposo o la sua famiglia giudicano inadeguata la sua dote), senza contare i pericoli quotidiani in cui le piccole  incorrono anche solo andando a scuola.

Image by Hanna Morris
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MATRIMONI PRECOCI 

Molestie e violenze sono all’ordine del giorno per le ragazze più umili e, sebbene la legge proibisca i matrimoni in tenera età, i genitori, per timore che le figlie non siano al sicuro o possano essere disonorate se non si sposano subito, tendono a trovare un marito per le loro bambine con l’arrivo stesso della pubertà, generalmente tra gli 11 ed i 15 anni, se non prima. Ciò comporta però molti traumi e problemi psicologici per le ragazzine, che spesso muoiono durante la gravidanza o il parto. 

CAMBIAMO INSIEME QUESTO MONDO INGIUSTO!

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