Condividiamo con voi l'intervista pubblicata da Orchester Graben, al virtuoso del violino Manrico Padovani, amico di Interlife, che coglie anche in questo caso l'occasione per ricordare il suo impegno attivo nella diffusione del modello di sviluppo Toolkit Interlife come risposta alla crisi migratoria.
Manrico, definito un "idealista sociale" oltre che un talentuoso musicista, parla con entusiasmo della sua collaborazione per il brano Mediterraneo e auspica una sempre più vasta applicazione del modello Toolkit Interlife che innesca un circolo virtuoso di sviluppo.
Un grande grazie a Manrico per il suo impegno e per il suo entusiasmo!
Ecco le parole di Manrico Padovani su Interlife:
Ho sentito che oltre che nella musica sei anche impegnato nel sociale e collabori con una associazione. Puoi dirmi di più a riguardo?
- Sì, nel 2017 ho conosciuto Interlife, un'organizzazione di cooperazione internazionale italiana. Interlife opera principalmente in India e Africa e persegue un modello unico e rivoluzionario di sviluppo economico e sociale. Interlife ha aiutato oltre 25.000 persone a uscire dalla povertà estrema in pochi anni e mi sono davvero innamorato dei suoi progetti. Nel 2019 ho avuto il piacere di lavorare con la Presidente Giorgia Gambini. Giorgia Gambini non è solo una biologa poliedrica, ma ha anche appena scritto una canzone molto toccante. Abbiamo registrato insieme a Milano. Il risultato è stato il brano 'Mediterraneo', che trasmette un grande messaggio umanitario.
Di cosa parla questa canzone?
- La Costa d’Avorio è uno dei Paesi da cui ogni anno migliaia di africani fuggono verso l’Europa. Con tutti i rischi che ciò comporta, attraversano il Mediterraneo, che Papa Francesco ha definito “il più grande cimitero del mondo”. Interlife si impegna ad offrire a quante di queste persone vogliano restare nel loro Paese una vera alternativa, soprattutto un lavoro e tutti i vantaggi che ne derivano.
Come si presenta nel dettaglio il lavoro di questa organizzazione?
-Interlife ha sviluppato un proprio modello di sviluppo che si basa sui cosiddetti “Toolkit”. Si tratta di programmi personalizzati che, a seconda delle esigenze, possono includere attrezzature, materie prime, formazione professionale e tutto ciò di cui i beneficiari hanno bisogno per avviare un'impresa e quindi sostenere se stessi e le proprie famiglie, creando un effetto di catena solidale all'interno della propria comunità.
Chi riceve un kit di strumenti, dopo aver avviato la propria attività, si impegna ad avviarne una nuova e a regalarla ad un'altra persona in difficoltà, innescando una sorta di effetto a cascata. Si crea una catena di solidarietà per l'intera comunità, potenzialmente ininterrotta finché tutti non saranno stati aiutati. Grazie a questi Toolkit e al circolo virtuoso innescato, il numero di pasti garantiti al giorno è aumentato da uno a tre, il 100% dei bambini delle famiglie beneficiarie dei Toolkit vanno ora a scuola. È fantastico! In questo modo, le diverse comunità beneficiarie, sia africane che indiane, hanno avuto l'opportunità di svilupparsi nel proprio Paese secondo i propri bisogni e tempi e di diventare esse stesse protagoniste di un cambiamento “concreto”. Un futuro migliore sembra non solo possibile, ma anche realizzabile grazie all’incoraggiamento e all’autodeterminazione della popolazione locale, senza che nulla venga imposto dall’esterno.
E qual è la tua parte in tutto questo?
- Sono onorato di essere uno degli "Ambasciatori di buona volontà" di Interlife. Vorrei che questo modello di sviluppo fosse conosciuto e attuato il più ampiamente possibile. Per questo ne parlo, per sensibilizzare le persone e spargere la voce, nella speranza che tante persone decidano di sostenere Interlife e i suoi meravigliosi progetti.
Ecco il link all’intervista integrale in lingua tedesca: https://orchestergraben.com/interview-mit-dem-geiger-manrico-padovani/Word
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