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Interlife sull’agenzia di stampa nazionale dire.it


La Onlus Interlife: ecco il Toolkit che triplica il reddito dall'India all'Africa.



La presidente Giorgia Gambini: "Consente alle famiglie pasti regolari, cure e istruzione e ma soprattutto crea alternative alle migrazioni rischiose"




ROMA – Chi sceglie di emigrare anche a costo della vita, lo fa perché sa che nel suo Paese non riuscirà a costruirsi un avvenire dignitoso: a questa necessità risponde il “Toolkit Interlife”, progetto di sviluppo della onlus Interlife che permette a persone vulnerabili in Africa di “creare un’attività lavorativa da zero e, una volta avviata, non solo aumentare il reddito fino quasi al 200% ma creare un effetto ‘moltiplicatore’, con altre attività che partono a cascata all’interno della comunità, in aree rese povere dai conflitti e dai disastri ambientali”: a raccontare il progetto è la presidente della onlus Interlife, Giorgia Gambini. “Dopo il lancio in India nel 2012 tra le caste ‘degli intoccabili'”, riferisce Gambini all’agenzia Dire, “abbiamo condotto uno studio di fattibilità in Burkina Faso e poi dal 2017 siamo focalizzati sulla Costa d’Avorio, perché è uno dei principali Paesi di origine dei migranti costretti alle vie irregolari per raggiungere l’Europa”.




GAMBINI (PRESIDENTE ONLUS): DIAMO STRUMENTI PER PARTIRE DA ZERO

Il sistema è semplice: si presenta il progetto nelle comunità, raccogliendo le adesioni, che “sfiorano il 99%: l’entusiasmo è enorme”. Parte poi lo studio di fattibilità e solo allora “si fornisce tutto ciò che serve per creare un’attività da zero: corso di formazione e materie prime a seconda dell’idea imprenditoriale. Ad esempio, caprette, macchine da cucire, materiali per la coltivazione agricola. Di recente stiamo avviando anche attività commerciali nelle aree urbane e suburbane intorno alla capitale Yamoussoukro, come negozi di alimentari, ristoranti, sartorie, negozi di parrucchiere o lavanderie“.

Neo-imprenditori o imprenditrici vengono affiancati durante tutto il percorso da esperti locali provenienti dalle università grazie agli accordi stretti da Interlife e i suoi partner con le autorità locali, come “agronomi, veterinari, esperti di management” dice Gambini. Questo permette anche “ulteriore occupazione di figure locali”.

E i risultati, assicura la presidente, “sono sorprendenti: abbiamo studi accademici e ispezioni del governo che comprovano un aumento del reddito del 100%, con picchi del 177%. E non esagero affermando che nessuno ha mai abbandonato il progetto in corso d’opera, né tanto meno ripreso in considerazione l’idea di emigrare”.




COL REDDITO ARRIVANO CIBO, SALUTE, SCUOLA E L’EFFETTO MOLTIPLICATORE

Il Toolkit di Interlife è un programma pensato infatti per far uscire le famiglie dalla povertà e quindi, continua la presidente di Interlife, “portare sicurezza alimentare. Uno degli effetti benefici osservati è che le famiglie riescono a garantire tutti i pasti quotidiani, e poi le cure mediche e la scuola per i figli e questo- sottolinea Gambini- affronta anche il problema del lavoro minorile“.

Ma l’impatto più importante del progetto “è l’effetto moltiplicatore” dice Gambini, che spiega: “a differenza del microcredito, che prevede la restituzione del denaro ottenuto a un tasso d’interesse prestabilito, coi Toolkit il beneficiario – una volta in grado di mantenere se stesso e la sua famiglia – dovrà mettere a disposizione ciò che gli è stato dato. Nel caso degli allevatori ad esempio, qualche capo di bestiame, in modo da permettere a un secondo beneficiario di avviare un’attività propria”. Così, “a parità di investimento iniziale, riusciamo a moltiplicare il numero di beneficiari: nel 2017 fummo partner di un progetto del ministero dell’Interno italiano che finanziava 1.500 Toolkit, ma alla fine i beneficiari reali furono 3mila. E oggi siamo al quarto o quinto passaggio di attività”.

La presidente conclude: “Fermo restando che emigrare in sicurezza è un diritto delle persone, questo modello dimostra che se creiamo alternative, si possono ridurre le partenze. Le persone sono felici di avere un lavoro e poter restare con le loro famiglie, nella loro terra”.


L’ATTENZIONE AGLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Senza dimenticare l’aspetto della sostenibilità: “Non solo i Toolkit Interlife ‘si trasmettono’ da persona a persona ma, adattandosi al progetto imprenditoriale dei beneficiari, rispondono anche agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, particolarmente drammatici in Africa: ad esempio nelle zone rurali i Toolkit sono serviti a ripristinare le coltivazioni o gli allevamenti andati distrutti dalla siccità estrema o da altri disastri naturali. Questo consente alle comunità di restare nei propri territori, senza entrare in conflitto tra loro per contendersi le risorse come l’acqua, le terre fertili o adibite al pascolo”. Contese che, soprattutto nell’area semidesertica del Sahel, sono spesso all’origine di conflitti tra comunità.



Tg Esteri, edizione del 4 ottobre 2023

Si parla di Convenzione di Istanbul, giornalismo, migranti, hiv



MIGRANTI. LA ONLUS INTERLIFE: TOOLKIT IN ALTERNATIVA ALLE PARTENZA

Chi sceglie di migrare anche a costo della vita lo fa perché nel suo Paese non ha alternative di una vita dignitosa: a questa necessità risponde il “toolkit” di Interlife, in India e Costa d’Avorio, come racconta la sua presidente, Giorgia Gambini: “È un programma che punta a dare ciò che serve per avviare un’attività, ossia formazione e materie prime, per permettere riscatto dalla povertà e sicurezza alimentare. Studi mostrano un aumento del reddito del 100% con picchi del 170. Può trattarsi di avviare attività agricole, allevamento, negozi, sartorie, parrucchieri. Dipende dal beneficiario. Così, potrà garantire i pasti regolarmente, cure sanitarie e la scuola per figli, evitando l’annoso problema del lavoro minorile”.

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